Giorno 29: Himeji, il castello dell'airone bianco

Ventinovesimo e penultimo giorno. Ci attendeva un lungo viaggio in treno. Da Hiroshima, nella regione del Chugoku, dovevamo tornare a Tokyo, nella regione del Kanto. Lo shinkansen, il treno proiettile, avrebbe impiegato ben 6 ore per raggiungere la città, per cui abbiamo deciso di smezzare la lunga percorrenza in treno e di approfittarne per fare una tappa a metà strada e visitare la città di Himeji, famosa per il suo antico castello, conosciuto con il nome di Shirosagi-jo, cioè castello dell'airone bianco.


Come da consuetudine da un mese a quella parte siamo arrivate la mattina alla stazione di Hiroshima trafelate, fiondandoci dentro il treno in partenza.
Sebbene ci fossimo assicurate che andasse nella direzione giusta, lo avevamo preso talmente di corsa da non notare minimamente che non ci trovavamo su un comune shinkansen, almeno finchè la prima fermata della percorrenza non è stata annunciata.


Dall'altoparlante si è diffusa una melodia fin troppo conosciuta alle nostre orecchie, che in breve tempo ci ha portato a collegare una serie di dettagli che ci erano capitati sott'occhio ma a cui non avevamo dato importanza, come il fatto che il treno fosse insolitamente di colore viola invece che bianco.


Allora, avete riconosciuto la canzone?
Si tratta di "Zankoku na tenshi no these", l'opening song di Neon Genesis Evangelion, e chiunque come me non si perdeva una sola puntata degli Mtv Anime Night, non può non conoscerlo.
L'intero shinkansen era stato disegnato e progettato per ricordare nel suo design l'Eva 01 pilotato da Shinji Ikari.




Avevamo visto qualche giorno prima in stazione un cartellone pubblicitario che annunciava la collaborazione tra la compagnia ferroviaria e il famoso anime, ma mai ci saremmo aspettate di ritrovarci per puro caso sullo shinkansen in questione.
 

Eravamo talmente su di giri che non riuscivamo a crederci. Il nostro vagone presentava all'interno dei sedili di colore viola e sullo schienale di ogni sedile la planimetria del treno. A parte questo niente di particolare. Abbiamo scoperto solo una volta scese purtroppo che c'erano dei vagoni speciali, più dettagliatamente decorati per ricordare l'anime e addirittura in testa al treno, una mini esposizione su Evangelion e persino la ricostruzione della cabina di pilotaggio dell'Eva.



© Tripadvisor
All'arrivo ad Himeji, siamo rimaste un pezzo ferme in stazione a fotografare l'esterno del treno, assieme a tanti altri appassionati. Mi ha colpito che lo shinkansen ci abbia messo un pò di più rispetto al solito prima di ripartire. A quanto pare ad ogni fermata faceva appositamente una sosta più lunga del necessario proprio per permettere a chi volesse di fare le foto.




Uscite dalla stazione di Himeji, abbiamo subito avvistato il castello in lontananza. Lo abbiamo raggiunto dopo una passeggiata a piedi di una ventina di minuti lungo un viale alberato coperto di foglie giallissime.




Il castello era circondato da un enorme fossato e si raggiungeva solo attraverso un ponte in legno. I lavori di restauro erano terminati nel 2015, per cui quando lo abbiamo visitato noi, un pò più di un anno dopo, il castello risultava in perfetto stato di conservazione.


L'edificio principale si trovava in posizione sopraelevata, al centro di un complesso di costruzioni e cinte murarie molto più vasto. 
Abbiamo raggiunto la biglietteria e abbiamo acquistato il biglietto, piuttosto caro a mio avviso. Si poteva scegliere di visitare solo il castello, oppure di comprare il biglietto che comprendeva anche i giardini Koko-en, ma visto il poco tempo a nostra disposizione, abbiamo optato per la prima soluzione.


Patrimonio Unesco, il castello di Himeji è la struttura in legno più elevata del Giappone. Nonostante il suo profilo elegante il castello è sorto principalmente con scopo difensivo e come simbolo di potere feudale. Esso presenta, difatti, finestre con grate per evitare le intrusioni, ed altre antifiamma decorate con lacca nera e foglie d'oro, come quelle che si trovavano sul portone d'ingresso principale.
Le mura del castello presentavano inoltre delle fessure dette sama, di 4 diverse forme, che permettevano di sparare con armi da fuoco o lanciare frecce.





Abbiamo raggiunto il torrione principale detto "Tenshu", il quale sembrava apparentemente presentare 5 piani, ma in realtà ne nascondeva altri due, di cui uno sotterraneo. Tutta la struttura si reggeva su due pilastri che partivano dal piano sotterraneo fino ad arrivare al pavimento dell'ultimo piano.



Sull'ultimo piano, che abbiamo raggiunto salendo delle ripide scale in legno, si trovava un piccolo santuario dedicato ad Osakabe, divinità protrettrice della zona di Himeji.
Durante la Seconda Guerra Mondiale la città di Himeji fu bombardata due volte e la seconda una bomba colpì anche il castello ma rimase inesplosa per cui il castello si salvò miracolosamente.



Dall'ultimo piano del Tenshu si godeva una vista stupenda sulla città e sulle tegole del tetto, alcune piatte, altre arrotondate, erano fissate tra loro da stucco e decorate con gli stemmi delle casate dei signori del castello.




Una volta fuori, abbiamo ripreso il viale per tornare in stazione. Ci siamo fermate a prendere un gelato lungo la via e a guardare, attraverso una vetrina, la mascotte della città, la principessa Shiromaru, un batuffolo bianco con l'Himeji-jo e due fiori di ciliegio in testa.



Raggiunta la stazione, abbiamo acquistato due ekiben per pranzo e siamo salite sullo shinkansen che in circa 3 ore e mezzo ci avrebbe portato a Tokyo.
Anche in questo caso gli ekiben si sono rivelati di una bontà assoluta. Quello di mia sorella comprendeva vari tipi di pesce adagiato su un letto di riso in bianco e altre verdurine non identificate. Il mio era molto simile ma aveva solo polpo al suo interno.



Il viaggio in treno è trascorso nel modo più tranquillo possibile e senza nessun aneddoto particolare da raccontare, se non la nostra ansia nel non sapere che fine avrebbero fatto le nostre valigie, spedite da Osaka due giorni prima, visto saremmo arrivate a Tokyo più tardi del previsto.
Messo piede in hotel a Nihonbashi, lo stesso in cui avevamo soggiornato all'inizio del viaggio, abbiamo capito subito che qualcosa non andava dal panico con cui lo staff dell'hotel ci ha accolto all'entrata.


Un ragazzo del personale continuava a bisbigliare con una collega, un altro ci guardava di sottecchi come a dire "Ma queste non le abbiamo già viste? Che ci fanno di nuovo qui?" 
Alla fine un uomo dello staff ci ha consegnato un bigliettino scritto a mano in inglese appena comprensibile che diceva "Not possible". Ma cosa non era possibile?
Dopo vari momenti di confusione abbiamo capito che si riferivano alle nostre valigie, che erano si arrivate in hotel ma erano state rifiutate in quanto non pagate.

© Cris travel blog
Per fortuna il problema è stato facilmente risolvibile. Il receptionist ha telefonato al corriere che, avvertito del nostro arrivo, è tornato in hotel a fare la consegna e a ricevere il pagamento nemmeno 5 minuti dopo, senza per questo richiedere nessun sovrapprezzo o mora.
Ah, quanto rimpiango la gentilezza e l'efficienza dei corrieri giapponesi!

© yamato-asia
Abbiamo concluso la serata andando a cena in quello che era ormai il nostro ristorante preferito di riso al curry e passando dal nostro conbini di fiducia a comprare da mangiare per colazione. L'indomani sarebbe stato il nostro ultimo giorno a Tokyo e in Giappone e avevamo deciso di trascorrerlo nel modo più rilassato possibile, facendo gli ultimi acquisti e godendoci con calma la città. Ma di questo vi parlerò meglio nel prossimo post.


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