Giorno 1: Arrivo a Taiwan

A differenza che in Occidente l'anno scolastico/lavorativo in Giappone inizia ad Aprile. I fiori di sakura sbocciano, gli studenti danno gli esami di fine corso, le scuole chiudono, e tutti si preparano alla settimana di vacanza che precede l'inizio del nuovo anno scolastico.

Vi chiederete, ma cosa c'entra questo con un viaggio a Taiwan?

Immaginate due studentesse di giapponese a Tokyo, un'amicizia nata tra i banchi di scuola e consolidatasi tra lo studio pre-esame in caffetteria e le conversazioni schiacciate tra i passeggeri della linea Seibu Shinjuku sul treno di ritorno a casa.

Un'italiana e una taiwasene conversano in un inglese fitto: 

-Hai programmi per le vacanze di fine corso?

-Pensavo di tornare a casa a Taipei per qualche giorno. E tu?

- Niente in particolare. Pensavo di approfittarne per esplorare un po' Tokyo.

-Beh, se non hai niente di deciso, perchè non vieni con me a Taipei? Ti ospito io.

E così è come mi sono ritrovata su un aereo che dall'aeroporto di Haneda mi ha portato a Taipei, capitale di Taiwan.


A differenza dei viaggi fatti fin ora, in cui l'organizzazione del viaggio e lo studio del Paese da visitare era stata di per sè parte del viaggio stesso e nulla era stato affidato al caso, per il viaggio a Taiwan, mi sono vista costretta ad improvvisare e a fare riferimento principalmente alla guida della mia amica.

Da Tokyo a Taipei ci sono tre ore di volo, così partendo in mattinata siamo arrivati sull'isola di Formosa (così si chiama Taiwan nelle lingue neolatine) intorno all'ora di pranzo. 

Ad attenderci all'aeroporto Arturo (da me ribattezzato in quanto i nomi di origine cinese sono impronunciabili e per comodità tutti i taiwanesi hanno un nome inglese per quando devono relazionarsi con gli stranieri, nel suddetto caso Arthur) nostro fedele autista per il resto del viaggio.

Dopo aver cambiato rapidamente gli yen in dollari taiwanesi in aeroporto, ci siamo quindi diretti immediatamente a pranzo, in un ristorante non lontano casa della mia amica Ihon (che da qui in poi chiamerò con il suo nome inglese per comodità e più facile lettura, cioè Jessica).

 

Il ristorante scelto da Jessica era specializzato in ravioli, famoso per avere catene in tutto il mondo (tra cui anche in Italia, cosa che ignoravo) ed essere stato il primo ristorante taiwanese ad essersi guadagnato 1 stella Michelin. Sto parlando della sede principale di Din Tai Fung.


Il ristorante era immenso, occupava il piano interrato di un intero edificio, il famoso 101, grattacielo simbolo di Taipei.

All'nterno una quantità spropositata di tavoli, sedie e persone, chi già intente a mangiare, chi ancora in fila in attesa del proprio turno. Abbiamo preso il nostro biglietto e in una manciata di minuti siamo stati fatti accomodare.

Taipei 101

La prima cosa che mi ha colpito di questo ristorante è stata la cucina a vista. Gruppi di numerosi "maestri della sfoglia" stavano in bella vista intorno a lunghi tavoli, a stendere, riempire e chiudere ravioli. Tutti perfettamente uguali e sincronizzati, di bianco vestiti e mascherina muniti, ognuno svolgeva il compito a lui assegnato con precisione e velocità, quasi fosse una catena di montaggio.

 


La mia faccia ancora sbattutissima dal viaggio

Non avendo idea di cosa ordinare ho lasciato fare ad Arturo e Jessica, così ho visto comparire al tavolo tre diversi tipi di ravioli, una zuppa molto buona, detta Suan la tang, dal gusto agro-piccante, e un dolce fatto con riso, zucchero e frutta.
 




 
I ravioli taiwanesi, a differenza di quelli giapponesi, contengono all'interno, oltre al ripieno, anche il brodo, per cui non vanno mangiati con le bacchette, ma con il cucchiaio in un sol boccone, intinti in salsa di soia o aceto e accompagnati da zenzero fresco.
 

 
La seconda cosa che mi ha sorpreso è stata la straordinaria velocità con cui Arturo e Jessica riuscissero ad ingurgitare cibo ancora caldo. Quando io ero riuscita infine ad ingoiare il primo raviolo, dopo averci soffiato sopra per un'ora, loro avevano già svuotato il primo livello della vaporiera in bambù. 

Ho poi scoperto che questa è un'abitudine di quasi tutte le persone di origine cinese. La tradizione culinaria cinese di portare tutte le pietanze in tavola contemporaneamente, implica implicitamente la velocità nel finire di mangiare tutto prima che si freddi.

Terminato il pranzo Jessica ha deciso di concedere il resto della giornata libera ad Arturo, e di fare un giro per la città insieme utilizzando i mezzi pubblici. Il motivo principale era quello di spiegarmene il funzionamento in vista dell'indomani, giorno in cui non avrebbe potuto accompagnarmi a causa di alcune visite mediche precedentemente prenotate.

 Per prendere il treno a Taipei non esistono biglietti. Si può usare una carta ricaricabile o comprare dei gettoni blu con un sensore touch da utilizzare all'ingresso dei tornelli.


Sia la stazione che l'interno dei treni erano estremamente puliti e poco affollati. Dopo una breve percorrenza abbiamo fatto sosta nel quartiere di Datong.

 



Dadaocheng, nel quartiere di Datong, è una zona molto carina e vivace, ricca di teatri e palazzi storici tramutati in negozi e caffetterie. Famosa soprattutto per il tè, da qui esportato negli altri Paesi via nave.

 



La prima tappa della giornata è stata il tempio Xia Hai, dedicato a Yue Lao, il dio dell'amore e del matrimonio. Si dice infatti che questa divinità possegga il libro dei matrimoni e per questo sia in grado di trovare e unire coloro che sono legati dal filo rosso del destino. 

 

Molte coppie, dopo aver trovato l'amore ed essersi sposate, tornano in visita al tempio per ringraziare il Dio offrendo in dono i loro biscotti di nozze (l'equivalente dei nostri confetti). Sulla base di ciò, si è calcolato che in un anno ci siano stati fino a 5000 incontri propizi.

I biscotti di nozze all'interno del cesto

Ciò che sembra accrescere ancora di più il potere spirituale di questo tempio è che essendo un tempio cittadino, qui ha dimora, oltre a Yue Lao, anche il Dio della Città. Ma il Dio della Città di questo tempio, a differenza di quello di altre città, ha una moglie. 

Sembra infatti che molte donne erano solite svenire durante l'annuale celebrazione estiva al tempio. Ma lungi dal pensare che fosse a causa del caldo, i cittadini decisero che fosse a causa del fatto che il Dio della Città che risiedeva nel tempio dell'amore fosse ancora single e decisero di trovargli una compagna. Due statue raffiguranti la coppia sono tutt'oggi meta di venerazione.

 

Yue Lao è la piccola statua sulla sinistra sul piedistallo con il cuore

Chi vuole pregare per il proprio amore deve comprare un set comprendende vari oggetti tra cui dell'incenso, un filo rosso e un amuleto, quindi seguire il rituale di preghiera che comprende 12 step e può durare fino a 30 minuti. Si dovrà infatti accendere l'incenso, pregare ogni singola divinità all'interno del tempio soffermandosi davanti ai vari altari e dando quanti più dettagli possibili su sè stesso e la persona amata e infine mangiare i biscotti lasciati dalle coppie che hanno già raggiunto l'obiettivo. 

 

Al fine di assicurarsi che i propri desideri vengano ascoltati è bene inoltre lasciare in offerta dei dolci, di cui, si dice, Yue Lao vada ghiotto.

 

Devo ammettere che sia io che Jessica abbiamo fatto un pensierino sul raccomandare la nostra vita sentimentale al Dio, ma eravamo a corto di dolci e una volta letto quanto ci voleva per completare tutto il rituale, abbiamo concluso che fosse molto più semplice e sbrigativo aprire un account su Tinder.

Abbiamo proseguito la visita facendo un giro tra i vari negozi di Dadaocheng. 



 

Si passava da  piccole caffetterie, a negozi di porcellane, ad altri di frutta e spezie, fino a negozi di prodotti tipici alquanto discutibili quali i nidi di salangana (un particolare tipo di rondine comune in Vietnam che costruisce il nido tra le rocce o nelle caverne, utilizzando la propria secrezione salivare). 



 

Sin dall'antichità questi nidi erano infatti considerati, oltre che un piatto delizioso da gustare, un vero e proprio toccasana per ringiovanire la pelle. Tutt'oggi vengono venduti a Taiwan ad un prezzo che si aggira intorno agli 800-1000 euro al kg e sono popolarissimi tra le donne agiate e non più tanto giovani.

 

Nidi a parte, entrando e uscendo dalle varie attività commerciali, una cosa in particolare ha attirato la mia attenzione: la planimetria degli edifici. Tutti presentavano infatti una porta piccola e una struttura stretta e lunga. 


Dopo essere entrate in un negozio di ceramiche, ad esempio, mi sono accorta che il negozio era collegato ad altre due stanze attraverso delle corti interne in cui erano raccolte piante e giare. Nella seconda stanza proseguiva il negozio, mentre nell'ultima stanza si trovava una caffetteria. 




 

Jessica mi ha poi spiegato che il motivo per cui tutte le vecchie case a Taipei avessero questa struttura era che anticamente le tasse venivano calcolate sulla base della grandezza della porta, per cui, per risparmiare, si tendeva a costruire case solo apparentemente piccole e strette. 

Proseguendo nel giro, abbiamo infine deciso di fare sosta in un negozio che vendeva ghiaccioli alla frutta realizzati con prodotti naturali. Sono rimasta colpita dalla varietà di gusti atipici, per cui non mi sono fatta scappare l'occasione di provarne uno. 



Il ghiacciolo al gusto frutto del drago era leggermente dolce e succoso, sembrava quasi di addentare un frutto piuttosto che un ghiacciolo e mi è molto piaciuto.


Un secondo stop lo abbiamo fatto in un negozio di frutta. C'era così tanta varietà e frutta mai vista che abbiamo deciso di fermarci anche qui e prendere una spremuta da gustarci nella caffetteria al secondo piano.




Ho ordinato un succo di guava, mentre Jessica ha preso un più comune succo di mela.



Per cena ci siamo spostate nella zona del mercato notturno. Ogni bancarella vendeva un diverso tipo di street food. L'atmosfera era vivace ma non caotica. 

Nonostante le molte persone che compravano dai chioschetti, Jessica mi ha indirizzato verso un antico ristorantino sulla strada, suggerendomi di evitare di comprare dai carretti perchè spesso le condizioni igieniche lasciano a desiderare e facilmente si ci ritrova con la dissenteria.



 

Ci siamo messe in fila in un locale la cui specialità erano le ostriche fritte. All'interno il ristorante era completamente disadorno, solo pochi tavoli con sgabellini intorno e un nugolo di bacchette al centro. 

Abbiamo ordinato un zuppa di fegato di maiale per lei e un'omelette di ostriche fritte per me. Vorrei dire che era tutto buonissimo ma devo ammettere che questi sapori erano forse un po' troppo insoliti per il mio palato. 



L'omelette taiwanese viene preparata, mischiando alle uova, fecola di patate e amido di tapioca, il che le dà una consistenza gelatinosa che onestamente ho trovato davvero poco piacevole. Il tutto viene accompagnato da una salsa piccante realizzata mischiando ketchup, burro d'arachidi e altre spezie. Insomma anche no.


In conpenso il fegato, a cui ho dato un piccolissimo morso non essendo io una grande fan delle interiora, era inaspettatamente morbido e passabile al gusto. Diciamo che non sapendo cos'era avrei forse potuto mangiarlo, anche se l'aspetto non è che fosse proprio invitante.


Per dessert ci siamo spostate in un altro localino dove abbiamo preso un douhua da dividere.

Il douhua è un budino di tofu servito con uno sciroppo allo zenzero e accompagnato da arachidi. Lo abbiamo preso caldo, ma considerata l'afa e la stanchezza della giornata forse avremmo fatto meglio a prenderlo freddo. Il gusto buono ma non entusiasmante. 


Ultima tappa della giornata una casa da tè tradizionale dove Jessica ci ha tenuto a farmi provare una specialità di Taiwan: il tè amaro. Si tratta di un particolare tipo di tè alle erbe ricco di teacrina, considerato quasi al pari di una medicina, ottimo quale antiossidante e per la cura del fegato e della pelle.

 

Si beve soprattutto in estate in quanto, non importa se bevuto freddo o caldo, sembra sia in grado di abbassare la temperatura corporea.

Ha un sapore estremamente amaro, davvero difficile da bere per palati non abituati (e lo dice una che beve solo caffè amaro), per questo motivo viene spesso accompagnato da dei dolcetti fatti con bacche di biancospino essiccate, che dovrebbero aiutare lo stomaco a trovare sollievo.

Le bacche di biancospino hanno un sapore dolce, ma allo stesso tempo acido, il che, abbinato all'amaro del tè, le rende una combinazione che onestamente ho trovato davvero spiacevolole da ingoiare. Se pensiamo che si tratta però quasi di una medicina, ha anche senso che non debba essere necessariamente buona ma solo efficace.

 


Ripreso il treno, siamo quindi infine arrivate a casa di Jessica. All'uscita della stazione mi sono ritrovata di fronte il Taipei 101 illuminato di rosso. Adesso che la nebbia si era diradata era facile vederne la punta. Jessica mi ha spiegato che ogni giorno della settimana l'edificio viene illuminato di un colore diverso, seguendo i colori dell'arcobaleno. 


Sono andata a letto ripromettendomi di scattare una foto ogni sera.

Cosa ve ne è parso di questo primo giorno a Taipei? C'è qualche posto o tradizione che vi ha colpito o incuriosito in particolare?

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