Giorno 5: Taipei, cavolo e carne di maiale al Museo



Negli ultimi tempi sia in Italia che in Giappone stanno spopolando i negozi di bubble tea (o tapioca milk tea come lo chiamano in Giappone). Lo avete mai provato?

Si tratta di una bevanda a base di tè e latte con all'interno delle palline di tapioca. Con la popolarità del prodotto sono cresciute anche le varianti, per cui adesso si trovano anche versioni che utilizzano solo il tè o il succo di frutta, ti permettono di aggiungere la quantità di zucchero desiderata, o sostituire la tapioca con palline di boba o nata de coco. Ma vi siete mai chiesti dove nasce il bubble tea?

Esatto, proprio a Taiwan. Nello specifico, la paternità della ricetta originale viene rivendicata dalla catena di negozi Chun Shui Tang.


Per questo motivo, come ultima colazione a Taipei, Jessica ha deciso che era ora di farmi provare l'unico e solo bubble tea riconosciuto dai taiwanesi, magari accompagnato da delle dan bing, la versione locale delle crepes. 
 

A differenza di quanto mi aspettassi, il bubble tea originale non è per niente dolce e mixa latte e tè nero senza aggiunta di zuccheri. Decisamente molto più buono e salutare di quelli che vanno di moda di recente.
 

Al negozio c'era una fila di più di un'ora per sedersi, per cui abbiamo deciso di prendere take away e di berlo mentre ci dirigevamo verso la meta turistica della giornata: il Museo del Palazzo Nazionale di Taipei.

Il Museo del Palazzo Nazionale è uno dei musei più grandi al mondo e custodisce opere d'arte cinese, dall'età neolitica fino alla tarda dinastia Qing, raccolte negli anni dagli antichi imperatori cinesi.


La struttura esterna è veramente imponente. Vi si accede attraverso un'ampia serie di gradini e un portale di ben cinque archi. L'edificio in sè ricorda vagamente il palazzo imperiale della Città proibita di Pechino.


All'interno, il museo si divide in tre piani: il primo dedicato ai capolavori della collezione, agli oggetti di culto e ai mobili della dinastina Qing; il secondo dedicato a una parte di reperti antichi, alle ceramiche, alle calligrafie e alle pitture; e il terzo dedicato alla restante parte dei reperti antichi e alle pietre preziose.

(Mi scuso per la scarsa qualità delle foto ma il museo era davvero molto buio e la riflettenza dei vetri delle teche non aiutava)




Quando lo abbiamo visitato noi, c'era, inoltre, un'interessantissima mostra sulla medicina tradizionale cinese. Erano esposti antichi testi di medicina tradizionale ed un'intero armadio a cassetti, all'interno dei quali erano contenuti diversi tipi di erbe medicinali e radici. 
 




Le opere per me più interessanti del museo sono state sicuramente quelle di piccole dimensioni. Ad esempio, tra le ceramiche, le mie preferite sono state "Le giocatrici di polo". Queste figurine risalgono all'epoca della dinastia Tang, quando era uso farsi seppellire con costosi oggetti in ceramica, spesso statuine raffiguranti musicisti o ballerini. Il fatto interessante è che le giocatrici raffigurate siano donne e non uomini, ciò perchè a quanto pare, durante la dinastia Tang, il principale canone di bellezza femminile era la robustezza e forza fisica.
 
© National Palace Museum Taipei

Tra le pietre preziose spiccavano sicuramente il cosiddetto "cavolo di giada" e la "carne di maiale in diaspro".  La peculiarità di questi pezzi sta nella piccolissime dimensioni comparate con il dettagliatissimo lavoro di incisione, che sfrutta il colore naturale delle pietre. 

Nel caso del cavolo, ad esempio, l'artista si è servito della parte bianca della pietra per realizzare lo stelo e della parte verde per le foglie, trovando lo spazio persino di inserire una locusta tra esse. Proprio a causa di questo insetto, simbolo di fertilità, si pensa che quest'opera fosse un regalo di nozze.

© Google Art and Culture
 

Per quanto riguarda il diaspro invece, l'artista ne ha usato le striature per simulare, in modo molto convincente devo dire, un piatto tipico cinese: il maiale brasato Dongpo.

© Wikipedia
 

La più grande sorpresa del museo però, è stata, per me, la sezione della pittura. 

Immaginatevi la scena: io che vago tra le sale colme di rotoli di carta di riso appesi, raffiguranti i tipici temi della pittura cinese come fiori, paesaggi e animali, accompagnati da brevi componimenti scritti in ideogrammi o timbri rossi che ne indicavano il proprietario.

© Didatticarte   

© Didatticarte

Ora immaginate la mia faccia nel leggere, sulla maggior parte dei cartelli esplicativi, il nome dell'autore di questi dipinti del XVIII secolo: Giuseppe Castiglione. Tutto mi sarei aspettata tranne che il pittore più famoso di Taiwan fosse un italiano.

Giuseppe Castiglione era un missionario gesuita, trasferitosi in Cina su richiesta dell'imperatore Kangxi, che voleva un artista italiano a corte. Sotto il regno di Qianlong diventa pittore ufficiale di corte realizzando vari dipinti dell'Imperatore.

© Didatticarte

La sua tecnica è un perfetto connubio tra arte orientale e occidentale. 
Se molte delle sue opere sembrano, ad una prima occhiata, molto vicine alle pitture cinesi, messe a confronto con quest'ultime, si noterà come le figure di Castiglione hanno una tridimensionalità e un uso della prospettiva totalmente sconosciuta fino ad allora in Cina. 
Castiglione ha inoltre il merito di aver portato in Cina la pittura ad olio.

Esempi di cavalli in un dipinto cinese  © Didatticarte

Un cavallo dipinto da Giuseppe Castiglione  © Didatticarte

Di Giuseppe Castiglione, devo ammettere, conoscevo ben poco prima della visita a questo museo. Il solo motivo per cui non mi era totalmente sconosciuto è che, avendo vissuto diversi anni a Firenze, un giorno, per puro caso, mi ero ritrovata a visitare una mostra dedicata a questo artista, tenutasi all'interno della Chiesa di Santa Croce. 

La mostra mi aveva incuriosito molto, ma a quel tempo non avevo prestato la minima attenzione al museo di provenienza di quei dipinti, anche perchè, con molta probabilità, all'epoca non avevo la benchè minima idea neppure di dove si trovasse Taiwan. 

Terminata la visita al museo, siamo andate ad incontrare alcune amiche di Jessica per pranzare insieme. Il ristorante prescelto era specializzato in carne di agnello e verdure, cotte all'interno di una pentola di brodo, da porre al centro del tavolo e da dividere con gli altri commensali.

Breve storia triste: io non mangio carne di agnello. 

Mi sono sentita in colpa e ho fatto un tentativo, ma non ci sono riuscita. Alla fine mi sono cibata di verdure e brodo. Per fortuna ho avuto modo di recuperare, alla caffetteria in cui siamo andate successivamente, con una tazza di tè verde e una fetta di cheesecake.

Le amiche di Jessica sono state carinissime e nonostante la barriera linguistica hanno cercato di mettermi a mio agio. Una di loro si è perfino disturbata di portarmi un regalo pre-partenza: una confezione di mooncake (lett. torta della luna), un dolce tipico taiwanese, da una delle migliori pasticcerie della città.



La confezione conteneva tre diversi tipi di mooncake che io e Jessica abbiamo assaggiato prima di riprendere l'aereo che ci avrebbe riportato a Tokyo. Una era ripiena di crema di fagioli mung e turlo d'uovo, un'altra conteneva crema di fagioli rossi, mochi, pinoli e nocciole e l'ultima crema di fagioli rossi, mochi e tuorlo d'uovo.
 

In conclusione posso dire che questo viaggio a Taiwan è arrivato in modo del tutto inatteso, ma mi ha lasciato molti bei ricordi, primo tra tutti l'amicizia e l'ospitalità di Jessica. 

Ho conosciuto molte persone, ho imparato a cavarmela da sola senza alle spalle una preparazione minuziosa del viaggio e soprattutto ho visitato il Paese più da locale che da turista.

A breve sarò di nuovo in viaggio verso una nuova meta. Un Paese asiatico in cui non sono ancora mai stata. Se vi va continuate a seguirmi.

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