Giorno 2: Vienna, alla disperata ricerca di un espresso

La colazione è il pasto più importante della giornata. Ne sono ben convinti a Vienna dove una colazione al bar può costare dagli 8 ai 20 euro ed essa comprende un'infinità di piatti salati. Questo tipo di colazione continentale ci si aspetterebbe di trovarla in un hotel piuttosto che nelle caffetterie ma vi stupirete di quanto sono ricchi i menù per la colazione.
Anche il nostro secondo giorno a Vienna è iniziato con un'abbondante colazione. Essa era compresa nella nostra smartbox, per cui ne abbiamo approfittato.
Yogurt, cereali, panini, affettati, formaggi, tè, latte, caffè, uova, salsiccie, crackers, marmellate, croissant, nutella, pomodoro, cetrioli, pane e fagioli.


Nonostante il ben di Dio che ci è stato posto davanti devo dire di non essermi alzata dal tavolo soddisfatta. Troppi piatti salati. Non so voi ma io ho bisogno di dolcezza quando mi alzo la mattina, ci fossero state fette di torta al posto di tutti quei panini non avrei avuto niente da lamentarmi.
Questo non vuol dire che non abbiamo mangiato, mai una colazione durò così tanto, credo abbiamo passato un'ora buona nella sala ristorante. 
Messo finalmente piede fuori dall'hotel dopo un inizio giornata partito davvero lentamente mi sentivo finalmente pronta per affrontare le visite della giornata. E invece no.
Appena uscite siamo state travolte da un vento gelido e qualche goccia di pioggia. La giornata non prometteva per niente bene, si rabbrividiva e noi non avevamo nè l'ombrello nè tanto meno una giacchetta a maniche lunghe per coprirci.
Ci siamo comunque dirette in stazione per prendere la metro nella speranza che il tempo migliorasse. Solo il giorno prima c'era un caldo insopportabile!

© Wikipedia

Mentre mi dirigevo a passo svelto verso la metro, mia madre mi ha bloccata dicendo che voleva un caffè. Ma se aveva appena finito di fare colazione! 
A quando pare il caffè americano che ci avevano dato in hotel non l'aveva per niente soddisfatta, per cui adesso voleva un espresso. Sarà che a me il caffè non piace particolarmente e lo bevo solo quando sono in compagnia per non essere scortese e rifiutare sempre (in Italia abbiamo questo vizio di dire "andiamo a prenderci un caffè", oppure " ti offro un caffè"), ma questo bisogno impellente di caffeina mi risulta sempre difficile da capire. 
Fatto sta che ci siamo dovute per forza fermare. Abbiamo ordinato l'espresso in una sorta di forno di cui non ricordo il nome, lungo il sottopassaggio, ma nonostante tutto anche l'espresso non era abbastanza buono per mia madre. Troppo lungo.

© Wien.info

Pazienza, eravamo state sfortunate, al prossimo bar avremmo sicuramente trovato un caffè decente.
Con questa promessa ho finalmente convinto mia madre a prendere la metro e a dirigerci verso la prima meta della giornata: Hofburg, l'ex residenza imperiale di Vienna.


Dalla stazione centrale ci si arriva prendendo la linea U1 fino a Stephansplatz e poi la linea U3 fermata Herrengasse.
L'Hofburg, residenza invernale degli Asburgo, è un complesso di edifici che si compone di 18 ale e 19 cortili. Al suo interno, oltre ad aver sede varie istituzioni, si trovano gli Appartamenti imperiali, il Museo delle argenterie e il Museo di Sissi.


Io avevo acquistato su internet, prima di partire, un biglietto cumulativo detto Sissi ticket, il quale comprendeva oltre all'Hofburg anche la visita al Museo del mobile e alla reggia di Schönbrunn. Per la visita di Vienna consiglio assolutamente l'acquisto previo via internet dei biglietti di tutti i musei che volete visitare. Vi risparmierà moltissima fila all'ingresso e potrete trovare molte offerte cumulative.
Abbiamo cominciato la visita dal Museo delle argenterie.


Appena entrate ci siamo subito imbattute in ben due gruppi in visita. La calca era davvero tanta e lo sbalzo termico tra fuori e dentro, oltre gli spintoni della gente per guardare al di là dei vetri, ha reso l'inizio della visita davvero stancante e stressante.
Ho visitato le prime sale molto infastidita, senza riuscire ad apprezzare davvero niente. Nel prezzo del biglietto era compresa l'audioguida, ma riuscire a capire qualcosa in mezzo al vociare delle famiglie con bambini era impossibile. Per fortuna dopo un po' la calca ha iniziato a scemare e ho potuto iniziare finalmente ad assaporare ciò che i miei occhi vedevano.
La collezione comprendeva utensili da cucina tra cui pentole e forme da forno in rame, servizi di piatti, bicchieri, posate utilizzati durante i pasti imperiali e set da viaggio, oltre che servizi da tavola in porcellana.



 

Tra i servizi in porcellana più pregiati c'erano sicuramente quello della manifattura di Sèvres, donato da Luigi XV di Francia all'Imperatrice Maria Teresa, in segno di alleanza tra i Borbone e gli Asburgo, quello della manifattura di Meissen, realizzato per l'Imperatore Massimiliano del Messico, fratello di Francesco Giuseppe, e infine la ricca collezione Imari, di fattura cinese e giapponese che Carlo Alessandro di Lorena, fratello di Francesco I, aveva raccolto.

© Sammlung Bundesmobilienverwaltung




Una menzione a parte va fatta per il servizio inglese da dessert della manifattura Minton, donato dalla regina Vittoria a Francesco Giuseppe. Questo servizio ottenne molte onorificenze per la sua bellezza  estetica all'esposizione mondiale di Londra del 1851, ma di fatto non fu mai possibile utilizzarlo a corte a causa della sua fragilità.


Ciò che mi ha più colpito di tutta la collezione di argenterie credo siano stati gli enormi trionfi da tavola, primo fra tutti quello realizzato da Luigi Manfredini per l'incoronazione dell'Imperatore Ferdinando a re del Regno Lombardo Veneto nel 1838.


Le tavole di corte imbandite dovevano essere davvero impressionanti. Piatti, posate e bicchieri di varie forme e dimensioni andavano a creare delle vere opere d'arte sul tavolo. Persino la piegatura dei tovaglioli era diventata un' arte di cui in pochi conoscevano i segreti.



Abbiamo proseguito la visita salendo lo scalone monumentale fino agli Appartamenti Imperiali.


Per oltre 600 anni gli Asburgo risiederono ad Hofburg ed ogni membro della famiglia possedeva un appartamento all'interno del palazzo, tuttavia oggi gli Appartamenti Imperiali visitabili sono solo quelli assegnati all'Imperatore Francesco Giuseppe e alla moglie Sissi.
La cosa più interessante della visita è stato vedere come gli ambienti riuscissero ancora perfettamente a raccontare parte della storia di chi ci aveva vissuto. Abbiamo visitato prima la Sala delle udienze, dove ancora in tarda età Francesco Giuseppe riceveva oltre 100 persone al giorno per dare loro ascolto e supporto nelle loro esigenze; poi lo studio dove già alle 4.00 del mattino l'Imperatore si sedeva a sbrigare le pratiche giornaliere, circondato dai ritratti dei suoi figli e nipoti, oltre a due ritratti di grande formato della moglie.

© Hofburg Wien
© Hofburg Wien

A seguire si trovava la camera da letto in cui dormiva l'Imperatore da quando lui e Sissi avevano iniziato a fare vite separate e poi alcuni salotti dove Francesco Giuseppe riceveva i familiari.

© Hofburg Wien
© Hofburg Wien
Siamo poi passate alla visita degli appartamenti di Elisabetta, a partire dalla sua camera da letto, prima condivisa con il marito, per poi passare alla sala della toeletta in cui trascorreva la maggior parte delle sue giornate.

© Hofburg Wien

© Hofburg Wien

Qui la sua parrucchiera personale le pettinava i capelli realizzando elaborate acconciature che richiedevano anche delle ore durante le quali l'Imperatrice ne approfittava per imparare le lingue, e sempre qui Elisabetta di Baviera eseguiva i suoi quotidiani esercizi di ginnastica. Nella sala si trovavano difatti una spalliera svedese, una sbarra e degli anelli utilizzati da Sissi per mantenersi in forma. Questa stanza era forse la più rappresentativa degli interessi dell'imperatrice, per cui la bellezza e la cura del corpo erano estremamente importanti, e allo stesso tempo evidenziava il suo disagio nel vivere a palazzo, a partire dalla scelta di circondarsi dei ritratti dei genitori e dei fratelli, piuttosto che di quelli del marito e dei figli.

© Hofburg Wien

© Hofburg Wien

La visita proseguiva con vari salotti dove Elisabetta organizzava ricevimenti e cene ed infine terminava con la sala da pranzo riccamente imbandita di argenterie come era in uso all'epoca di Francesco Giuseppe.

© Hofburg Wien

Un'idea più chiara di chi fosse l'Imperatrice Elisabetta la abbiamo avuta visitando il Museo di Sissi. Questo museo si pone lo scopo di indagare a fondo la figura della famosa imperatrice al fine di restituirne un'immagine più veritiera possibile. Il percorso ricostruiva la vita di Elisabetta a partire dalla sua infanzia e dall'incontro con Francesco Giuseppe, fino alla sua morte per mano dell'italiano Luigi Lucheni, un anarchico che progettò l'attentato quando Sissi si trovava in Svizzera.
 
© Hofburg Wien

© Hofburg Wien

© Hofburg Wien

Le spiegazioni erano corredate da molti ritratti dell'imperatrice e oggetti appartenuti a lei tra cui i suoi abiti, i suoi gioielli, le sue ricette di bellezza, la sua farmacia da viaggio, la sua tazza per la colazione ecc... Sono stati inoltre ricostruiti alcuni suoi abiti come quello che indossava durante l'incoronazione a regina d'Ungheria. Il museo si poneva inoltre l'obiettivo di spiegare come sia nato il mito intorno alla figura dell'imperatrice.

© Hofburg Wien

© Hofburg Wien

© Hofburg Wien
Purtroppo non era possibile fare foto all'interno, come non lo era neppure all'interno degli Appartamenti Imperiali, ma ho trovato la visita estremamente interessante.
Elisabetta era sicuramente una figura affascinante proprio per la sua difficoltà di adattarsi agli schemi di palazzo, ma per quanto mi riguarda, non ho davvero potuto evitare di simpatizzare per Francesco Giuseppe e per il suo amore, forse mai realmente corrisposto.

© cultura.hu

Terminata la visita siamo andate a cercare un posto dove mangiare. Visto non avevamo voglia di girare in tondo per trovare un ristorante e volevamo comunque rimanere in zona per dedicare il pomeriggio alla visita dei giardini, ci siamo fermate nel primo posto che abbiamo incontrato. Eravamo abbastanza stanche e visto che la giornata sembrava essersi un pò ripresa ed era spuntato il sole, quando un cameriere si è fatto avanti, proponendoci una seduta all'aperto sotto gli ombrelloni abbiamo accettato.
Vista la colazione abbondante, il mio stomaco chiamava insalata, per cui ho ordinato l'unico piatto vegetariano presente in menù, uno sformato di spinaci con lattuga e salsa d'accompagnamento. Mia madre invece ha preso pollo fritto e patatine. Devo dire che il mio piatto mi ha molto soddisfatta e anche a mia madre è piaciuto il suo.



Il buon livello dei piatti scelti ci ha convinte ad ordinare due fette di torta da un menù di dessert con foto, ricchissimo e molto invitante. D'altronde io avevo ancora carenza di zuccheri mattutini e poi si sa che i dolci vanno in uno stomaco a parte.
Non l'avessimo mai fatto. Ci sono arrivate due fette di torta che sembravano di plastica, appena provavi a inserire il cucchiaio i diversi strati si dividevano, per non parlare del sapore. La torta al cioccolato sapeva di latte in polvere, mentre quella al mango di detersivo. Quella è stata la prima volta nella vita che abbiamo lasciato un piatto praticamente intero in un ristorante, ma sfido chiunque a riuscire a ingerirlo.


Come se non bastasse il fatto di essersi rovinate la bocca con quello schifo, ha cominciato di nuovo a piovere e la temperatura si è abbassata di nuovo notevolmente. La pioggia da prima accennata ha iniziato a venire giù in maniera torrenziale. L'idea di visitare i giardini era del tutto da abbandonare.


Stavo morendo di freddo ma non potevo andare via perchè pioveva, nè spostarmi all'interno perchè non c'erano tavoli liberi.
Mentre la mia mente elaborava, cellulare in mano, quale potesse essere un luogo vicino per ripararsi dalle intemperie senza spendere una fortuna, mia madre serafica come non mai, decideva che quello era il momento ideale per ordinare un'espresso.
Gli ombrelloni zuppi di pioggia cominciavano a far trapelare gocce d'acqua attraverso la trama del loro tessuto, lasciandoci praticamente inermi alle intemperie, come quando si va in giro con un ombrello rotto, e lei pensava bene di prolungare l'agonia di rimanere in quel luogo ordinando un caffè.
Stavano per saltarmi i nervi, quando mi è tornato alla mente che nel biglietto per il Kunsthistoriche che avevamo visto il giorno prima, era compreso anche l'ingresso al Neueburg che si trovava lì vicino. Anche se non avevo inizialmente previsto di visitarlo, cascava proprio a pennello per trovare un luogo riparato senza spendere un centesimo.


Ho aspettato al gelo che mia madre finisse il suo espresso, che tra l'altro non le è neppure piaciuto (anche questo troppo lungo) e poi l'ho letteralmente trascinata dentro al museo.
Il Neueburg mi è piaciuto molto. Mi ha vagamente ricordato il Museo Stibbert che è in assoluto il mio museo preferito di Firenze (se vi trovate a Firenze e non è la vostra prima visita alla città andate a vederlo!).
Al suo interno si trovavano la Camera della caccia e delle armature, il Museo degli strumenti musicali e il Museo di Efeso.


La Camera della caccia e delle armature, come è facilmente intuibile dal nome stesso, conteneva l'armeria. Armi e armature da parata riccamente decorate, corazze, selle e bardature per cavalli risalenti a diversi periodi, dal XV al XX secolo, e provenienti da tutta Europa occupavano diverse sale del palazzo. La maggior parte degli oggetti presenti erano di manifattura italiana e tedesca, legati agli eventi politici o di rappresentanza a cui la famiglia regnante Asburgo-Lorena e l'Impero austro -ungarico avevano preso parte.





Una sezione dell'armeria era anche dedicata alle armi e armature turche (gli Asburgo avevano combattuto diverse guerre contro l'Impero ottomano) e orientali.


Il Museo degli strumenti musicali ospitava una collezione molto più ampia di quello che mi aspettassi, con manufatti di epoca principalmente rinascimentale e barocca. Mi ha colpito la presenza di pezzi di proprietà di celebri compositori e ancora di più quella di strumenti realizzati per puro piacere estetico, i quali non hanno mai suonato una nota, come il violino realizzato dal guscio di una tartaruga e decorato con oro e avorio. Tra i pezzi più importanti figurava il violino del padre di Mozart, il pianoforte di Schumann e la cetra con cui Anton Karas ha composto la colonna sonora del film Il terzo uomo.









Il Museo di Efeso infine, custodiva i reperti archeologici ritrovati durante gli scavi austriaci avvenuti nel 1895 a Efeso in Anatolia (attuale Turchia) e nel 1870 a Samotracia in Grecia. Ciò che mi ha più impressionata è stato sicuramente il fregio del Monumento dei Parti di Efeso risalente al II secolo d.C., raffigurante scene di guerra con protagonisti Lucio Vero e Marco Aurelio. Ben 40 metri sui 70 di cui era composto il fregio si trovavano esposti per esteso in un'ala del museo.


Quando abbiamo lasciato il museo fuori pioveva ancora ma in maniera meno violenta, per cui, anche se con un pò di disagio, causa freddo, si riusciva ad andare in giro. Ho inizialmente pensato di provare a fare una passeggiata per i giardini, ma quando mia madre ha sentenziato che voleva un caffè, mi sono arresa e ho deciso che se dovevamo per forza fermarci ad una caffetteria, allora che fosse una caffetteria come si deve. Vienna mi era ancora debitrice di una fetta di torta decente.
Vienna è famosa per le sue caffetterie ma tra le tante opzioni ce n'era una che aveva attirato subito la mia attenzione per la sua location e le ottime recensioni, il Cafè Central.

© The Avant-Grand Tour

Lo abbiamo raggiunto a piedi sotto la pioggia e come da prassi per ogni locale alla moda, aveva la fila fuori dalla porta. Normalmente avrei girato i tacchi e me ne sarei andata ma non in questo caso. La fila è scorsa tutto sommato abbastanza velocemente e varcata finalmente la soglia mi sono ritrovata nella caffetteria dei miei sogni.


Volte a crociera e capitelli decorati, poltroncine e sedie imbottite in stile barocco e soprattutto una lieve melodia di pianoforte che riempiva l'aria, insieme all'odore di caffè.




Al bancone centrale si trovavano molte fette di torta tra cui scegliere e il menù presentava bevande calde e fredde, oltre a i menù delle colazioni e per i pasti principali.
Ho ordinato un chai-latte che era la fine del mondo, e una fetta di Sachertorte (se non la prendevo non avrei davvero sentito di essere stata a Vienna), mentre mia madre ha preso una fetta di torta al triplo cioccolato e il suo agognato espresso, che stavolta era buono. Meno male.
Chissà quante altre caffetterie sarebbe stata capace di farmi girare se il caffè non fosse stato di suo gradimento.



Mi sono goduta davvero la pausa merenda sulle note di Sul bel Danubio blu di J. Strauss e soprattutto lontana dal freddo e dalla pioggia. La sola idea di uscire da lì mi risultava insopportabile, per cui ho prolungato quel piccolo piacere il più a lungo che ho potuto.


Purtroppo, come tutte le cose belle, anche quel momento di felicità, è arrivato ad una fine assieme all'ultimo morso di torta di mia madre. "Adesso torniamo in hotel?"
Forse non aveva tutti i torti, la pioggia e il freddo mi avevano spossato, i miei capelli sembravano cartapesta nonostante li avessi lavati il giorno prima e nonostante i riscaldamenti nel locale avevo ancora la pelle d'oca a causa dell'acqua che mi era entrata nelle scarpe e bagnato i calzini. Era ora di rientrare.

Se vi siete persi il primo giorno di viaggio: Vienna, in viaggio con mamma

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Al prossimo post!



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