Giorno 17: l'arrivo a Kyoto

Che il takkyubin fosse davvero l'invenzione del secolo lo abbiamo ulteriormente confermato il giorno della nostra partenza da Kanazawa. Doversi trascinare dietro due enormi valigie per 20 min, oltre ai trolley e gli zaini, e poi salirli sull'autobus, è stata un'impresa titanica.
Ma perchè sopportare tanta fatica piuttosto che spedirle come la volta precedente?
Il motivo è presto detto. Nessuno poteva ricevere le nostre valigie nel luogo in cui eravamo dirette.
Giusto il tempo di scattare una foto allo Tsuzumimon (il portale d'ingresso alla stazione di Kanazawa, che nelle sue fattezze ricorda gli tsuzumi, tamburi giapponesi dalla forma a clessidra), e siamo corse a prendere il treno, direzione Kyoto.


Da Kanazawa si arriva a Kyoto in 2 ore prendendo il Limited Express Thunderbird (compreso nel JRP).
La stazione di Kyoto ci ha lasciato abbastanza sbalordite. Non so perchè mi aspettassi qualcosa di più tradizionale o storicamente datato, invece mi sono ritrovata davanti una struttura molto più grande di quello che avevo immaginato, dall'architettura completamente moderna e già addobbata in vista del Natale.

© col.hou.jp


Questa cosa che a fine Ottobre - inizio Novembre in Giappone ci fossero già le decorazioni natalizie continuava a destabilizzarmi e confondermi.
Vicino l'ingresso abbiamo fatto la conoscenza di un piccolo robot-capotreno  che aveva attirato l'attenzione di un folto numero di persone. Da quello che ho capito era lì per dare indicazioni sui treni e sulle prenotazioni dei posti a sedere, ma potrei sbagliarmi.


Appena fuori dalla stazione abbiamo subito individuato la Kyoto Tower, sul tetto di un grosso hotel, e di fronte ad essa la fermata dei mezzi pubblici. Siamo quindi andate alla ricerca dell'autobus che ci avrebbe condotto alla nostra nuova sistemazione.


Si, l'autobus, avete letto bene. Devo dire che questo sarà sicuramente uno dei più grossi disagi di tutto il viaggio. Com'è possibile che in una città come Kyoto dove i turisti pullulano e le strade, soprattutto vicino ai luoghi d'interesse, sono molto trafficate, non abbiano capito che è arrivato il momento di approvare un progetto di urbanizzazione che investa su metropolitane e tram? Ci sono arrivati a Firenze, mi sembra assurdo che a Kyoto ancora non l'abbiano fatto. Abitanti di Kyoto, per una volta potete anche prendere spunto dalla città italiana con cui siete gemellati.
 
© zugojapan
Prendere l'autobus in Giappone è abbastanza semplice e intuitivo. Noi siamo state facilitate dal fatto di aver scaricato una brochure con le linee di Kyoto, per cui non abbiamo incontrato grosse difficoltà, se non quella di caricare le valigie su un autobus affollato.
La nostra sistemazione si trovava proprio di fronte una delle fermate dell'autobus e nelle vicinanze del Palazzo Imperiale di Kyoto, cosa alquanto inutile considerando che il palazzo è visitabile solo con un tour guidato su prenotazione.

© YOUinJapan
Quindi perchè abbiamo scelto questa zona?
Sicuramente perchè era ben collegata con i mezzi, ma cosa più importante e fondamentale per la nostra scelta, è stato il prezzo. Nella mia lunga esperienza di prenotazioni alberghiere, non mi era mai capitato di imbattermi in un posto come Kyoto, dove persino gli ostelli sono carissimi. Pur prenotando con largo anticipo e scegliendo la tipologia di struttura più economica, il prezzo rimaneva comunque esorbitante. Sicuramente hanno influito l' alta stagione e il cambio sfavorevole al momento del nostro viaggio, ma comunque dei prezzi così alti non li avevo visti nemmeno prenotando l'aereo per tornare in Sicilia a ridosso delle feste (i siciliani che fanno l'università fuori sede possono capirmi bene).
Questo ci ha portato a fare l'unica scelta possibile, cioè non prenotare un'hotel, bensì un'appartamento.

© Booking
Oggi sembrerà una cosa abbastanza comune, perchè anche in Italia si è molto diffusa questa tipologia di sistemazione, ma allora non era così. Inoltre in molti non davano la possibilità di cancellare la prenotazione, per cui non avremmo potuto cambiare idea qualora avessimo trovato una sistemazione più economica.
Inoltre con gli appartamenti è sempre un tuffo alla cieca, magari hanno buone recensioni perchè sono ben arredati però poi sono sporchi, non si può mai sapere.
Il nostro appartamento si trovava all'interno di una palazzina che solo a vederla faceva un pò ridere, lì piccola e indifesa in mezzo a due colossi. La si riusciva ad individuare facilmente, proprio perchè, essendo così piccola e bassa finiva per spiccare rispetto agli altri edifici tutti uguali.

© Google Maps
Il nostro appartamento si trovava al terzo piano senza ascensore (non vi dico la fatica per salire le valigie per le scale!). Al secondo piano si trovava un telefono con cui contattare i proprietari che dovevano venire a consegnarci le chiavi.
Vi lascio immaginare la conversazione telefonica delirante, un pò in inglese, un pò in giapponese, che ne è venuta fuori. Abbiamo chiuso il telefono dubbiose persino che l'uomo dall'altro capo della linea ci avesse capito. Siamo rimaste lì in attesa per un pò non sapendo bene cosa fare.

© Booking
Dopo poco un uomo è arrivato. Gli siamo andate incontro tutte speranzose, vedendolo poi schivarci e allontanarsi frettolosamente con lo sguardo spaventato di chi si chiede cosa volessero mai quelle due tipe strane da lui. Ovviamente non si trattava della persona giusta.
L'episodio ci aveva comunque fatto capire che non era il caso di saltare addosso a tutti gli uomini che passavano dal condominio solo perchè pensavamo fossero colui che stavamo aspettando. Decisione che ci ha poi salvato da altre figuracce garantite, considerando che a consegnarci le chiavi è poi arrivata una ragazza.


L'appartamento era piccolino, con un solo fornelletto, un letto a castello dal materasso talmente sottile che qui davvero sembrava di dormire per terra, e un normalissimo gabinetto (ciao ciao wc tecnologico, è stato bello conoscerti!).

© Booking



Nonostante quella fosse la sistemazione più bruttina trovata in Giappone fino a quel momento e con il senno di poi forse di tutto il viaggio, per noi è stata comunque un'esperienza positiva. Ci sentivamo tutte gasate perchè abitare in una casa giapponese ci faceva sentire come di vivere e non solo visitare la città.
Avere a disposizione un cuociriso, dover lasciare le scarpe all'ingresso e infilarsi le ciabatte per entrare, tutto era nuovo e divertente.



Abbiamo deciso che siccome adesso avevamo una casa, potevamo andare a fare la spesa e comprare qualcosa da cucinarci, oltre alle solite cose per la colazione.
La visita del supermercato è stato come un viaggio su un pianeta alieno. Scaffali e scaffali di roba dalla forma e dalle scritte indecifrabili. Come facevamo a scegliere cosa comprare se non capivamo nemmeno quello che avevamo di fronte?

© wn.com
Abbiamo provato a mettere nel carrello delle buste prese dal frigo per preparare il ramen con ingredienti freschi (o almeno è quello che ci è sembrato), del latte e dei cereali per la colazione e poi ci siamo trovate davanti ai banconi con i piatti pronti e abbiamo intuito che molto probabilmente non avremmo cucinato proprio niente per il resto della permanenza nella casa.

© matcha-jp.com

Una quantità industriale di vaschette contenente sushi e sashimi a prezzi bassissimi, un altro bancone pieno di frittura, e la cosa assurda è che sembrava tutto freschissimo come appena finito di preparare. Altro che i piatti pronti che ti propinano al supermercato in Italia.

© don't believe in jet lag

© matcha-jp.com
Abbiamo fatto man bassa di cose che volevamo provare. Man mano che raggiungevamo una nuova sezione aggiungevamo cose al carrello. Quando alla fine era arrivato il momento di andare alle casse, ci siamo rese conto che avevamo esagerato. Ma quanta roba avevamo infilato in quel carrello? Cinque giorni non sarebbero stati sufficienti per finire tutto.

© matcha-jp.com
Con il magone siamo tornate indietro ripercorrendo le corsie a ritroso per decidere cosa abbandonare definitivamente. Come potrete immaginare la prima cosa che è tornata al suo posto, insieme alla nostra voglia di cucinare, è stata la busta per preparare i ramen freschi. Troppa fatica... perchè sforzarsi quando c'era tanto ben di Dio già pronto?
Dopo essere rientrate in casa e aver pranzato con il sushi acquistato, tutta la stanchezza della giornata ci è improvvisamente caduta addosso.



Ci siamo dette che potevamo anche fare un pisolino prima di uscire, tanto per quel giorno non avevamo nessuna visita programmata se non il giro della zona che sembrava ricca di interessanti piccoli templi e santuari poco conosciuti.
Quando i miei occhi hanno rivisto la luce l'orologio segnava già le 18.00. Ma quanto avevamo dormito? Eppure com'era possibile che mi sentissi ancora così stanca?
Fuori era già buio e io sarei tornata volentieri a dormire, ma un piccolo dispiacere continuava ad attanagliarmi il cuore. Com'era possibile che eravamo a Kyoto già da un giorno e non avevamo visto assolutamente niente?


Con molta fatica mi sono tirata fuori dal letto e ho svegliato mia sorella che ancora dormiva (lo so sono la persona più fastidiosa dell'universo, chi vorrebbe essere svegliato mentre dorme?).
Mi sentivo distrutta, ma volevo uscire, anche solo per una mezz'oretta, anche solo per vedere un tempio da fuori visto che a quell'ora sarebbe stato sicuramente tutto chiuso.
Mia sorella si è rivelata molto più ben disposta di quello che pensassi. Quel giorno non ci eravamo scattate nemmeno una foto, cosa avrebbe pubblicato sul suo profilo Facebook?


E così è come ci siamo ritrovate davanti al santuario Seimei, al buio più totale, sbattutissime e con le facce ancora gonfie dal sonno. Mi è dispiaciuto molto che fosse già chiuso e che non abbiamo avuto modo di visitare l'interno. Questo santuario, sebbene pressochè sconosciuto, mi incuriosiva molto.


Esso è dedicato ad Abeno Seimei, un onmyoji, cioè un indovino. Esperto di astrologia e numerologia si dice fosse in grado di prevedere il futuro, capire gli uccelli, vedere e controllare i demoni.

© Kyojapan


All'interno del santuario si trovano vari spot famosi tra i fedeli per propiziare la fortuna, come un pozzo creato da Abeno Seimei con i suoi poteri spirituali che sembra guarisca dalle malattie chi beve le sue acque, o la scultura di una pesca che al toccarla sembra purifichi ed esorcizzi dai demoni.

© omamorifromjapan

© Fg2 
Purtroppo essendo arrivate tardi, non siamo riuscite a vedere niente di tutto questo. Almeno abbiamo potuto fare una foto alla statua di uno Shikigami, i demoni che Abeno Seimei era in grado di controllare. 



Posta vicino ad un ponticello, la sua collocazione non era casuale. Sembra difatti che quando Abeno Seimei viveva qui, sua moglie fosse molto spaventata da questi demoni che solo il marito era in grado di vedere, per cui per rassicurarla, egli li segregò sotto al ponte. 
Lasciato infine il santuario ci siamo dirette nuovamente a casa, dove ci attendeva la cena e lo scomodo letto. Siamo andate a dormire pensando solo alle cose belle che avremmo visto il giorno dopo, ancora ignare dei due ospiti indesiderati che avremmo trovato al nostro risveglio e che ci avrebbero tenuto fastidiosa compagnia per tutta la nostra permanenza a Kyoto.

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