Giorno 21: Kyoto, il sentiero del filosofo

Nuovo ed ultimo giorno a Kyoto. La mattina è cominciata di buon ora, ci siamo alzate piene di energie e pronte per affrontare la giornata. Quello era l'ultimo giorno in città ed era nostro dovere sfruttarlo al meglio.
No, non è vero.
Quelle erano le mie iniziali intenzioni ma dopo l'impresa del Fushimi Inari il giorno precedente eravamo abbastanza provate, per cui mia sorella aveva stabilito già la sera prima che di alzarsi presto non se ne parlava. Ho dovuto accettare con mio sommo nervoso. Sapevo già che ai primi raggi di sole che fossero filtrati attraverso le tende sarei stata sveglia, scalpitante nel letto.
Ma che altro potevo fare? Non si negano le ultime richieste di una persona con l'occhio gonfio al limite del disastro che implorante chiede, in fondo, solo più ore di sonno.
La mattinata è quindi iniziata davvero solo quando il sole era già alto in cielo. La meta della giornata era la zona di Higashiyama Nord, ricca di templi, a partire dal Ginkakuji, tappa di inizio del nostro tour.


Al Ginkakuji si arriva dalla stazione di Kyoto prendendo l'autobus 100 e scendendo a Ginkakuji-michi.
Se questo nome vi suona familiare, molto probabilmente è perchè esso ricorda quello del Kinkakuji, il padiglione d'oro di cui vi ho parlato in un precedente post.
Sembra difatti che il Ginkakuji abbia assunto questo nome proprio per porsi come contraltare del più famoso Kinkakuji. Se Kinkakuji significa, infatti, "padiglione d'oro", Gingakuji significa invece "padiglione d'argento".
 
Kinkakuji

Se qualcuno si sta chiedendo se ciò vuol dire che il Ginkakuji è effettivamente ricoperto d'argento, la risposta è no. Il Ginkakuji, è in realtà una struttura in legno che si affaccia su un laghetto affiancato da un bellissimo giardino. Anche se c'è chi dice che precedentemente fosse ricoperto di lacca nera, che riflettendo il chiarore della luna, dava l'idea dei bagliori dell'argento.


Esso fa parte di un complesso chiamato Higashiyama Jishoji che lo shogun Ashikaga Yoshimasa fece costruire nel 1482 come villa dove trascorrere la pensione.
Devo dire che a prescindere dal padiglione principale, ho trovato il complesso del Ginkakuji molto più interessante di quello del Kinkakuji. Il giardino era davvero stupendo, di una bellezza unica. Poter passeggiare al suo interno, percorrerne le piccole stradine e i ponticelli, ci ha permesso di godercelo da diverse prospettive.



Ho trovato adorabile il modo in cui il Togu-do, il padiglione buddista del tempio, si affacciava sul laghetto e dava accesso alla parte retrostante del giardino.

 
Ancora di più ho amato la possibilità di salire su per le scale per godere della vista del complesso dall'alto, oltre che di un pezzettino di Kyoto.


Lasciato il padiglione d'argento ci siamo dirette verso il tempio successivo, quando per strada ci siamo imbattute in una bancarella che vendeva enormi e invitanti choux cream ripieni di deliziosa crema al tè verde. Ne abbiamo comprato uno da dividere e poi ci siamo apprestate ad imboccare il piccolo sentiero verdeggiante davanti a noi che costeggiava il fiume.


Questo sentiero percorre buona parte della zona di Higashiyama Nord e fa quasi da collegamento tra un tempio e l'altro, accompagnando il visitatore lungo la via. Era la strada che Nishida Kitaro, filosofo giapponese e professore all'Università di Kyoto, percorreva ogni giorno in meditazione agli inizi del Novecento. Questa è anche la ragione per cui questa stradina è oggi conosciuta come Testugaku no michi (sentiero del filosofo).


Percorrendo il piccolo sentiero lastricato si capisce subito perchè Nishida Kitaro lo avesse eletto per meditare. Nonostante la presenza dei turisti, la passeggiata mi ha trasmesso subito calma e serenità. Mi sono persa a guardare lo scorrere del fiume e le fronde degli alberi cariche delle loro coloratissime foglie autunnali che si muovevano leggere appena sospinte dal vento.
 

Seduto lungo il fiume qualche artista era intento a disegnare ... e qualche orsetto a pescare.



Abbiamo fatto una piccola deviazione di percorso per visitare l'Honenin, con il suo portale d'ingresso con tetto a capanna in paglia, i suoi Jizo appena accennati e il suo incantevole giardino, poi abbiamo ripreso la passeggiata del filosofo in direzione Eikando.




Sulla via abbiamo incrociato un ristorantino di chasoba (spaghetti di grano saraceno aromatizzati al tè verde), per cui visto era ora di pranzo, abbiamo deciso di fermarci. Convintissima di voler ordinare dei zaru soba (soba freddi da intingere in un brodo detto tsuyu), mi sono poi lasciata tentare invece dall'anguilla caramellata in menù. La porzione che mi è arrivata era abbastanza piccola, ma il sapore era davvero ottimo.



Dopo esserci smezzate il pranzo siamo quindi ritornate sulla via, non prima di comprare anche un gelato. Perchè il dolcino a fine pasto ci sta sempre e poi mia sorella si era fissata che voleva vedere se capovolgendolo il gelato non si staccava dal cono, come aveva visto in un vecchio video su Youtube.


Ovviamente per poco non tirava a terra il gelato appena comprato. Lo ha recuperato per miracolo con un incredibile guizzo del polso. Per fortuna oserei dire, se no la collezione di foto "Come nascondere un occhio gonfio, parte 2" avrebbe perso un importante elemento.
Gusto dei gelati: sesamo e mango
A proposito, siccome so che le stavate aspettando, ecco a voi le altre foto della serie, a cui ho gentilmente preso parte per solidarietà:

Foto di profilo
Foto con metà faccia
Foto con le dita a V
Come nessuno le stava aspettando? Nell'epoca di Instagram non sottovaluterei le idee alternative che vi propongo per farvi un selfie. Non si può mai sapere quando ne avrete bisogno 😂.
Come dicevo quindi, ci siamo dirette verso l'Eikando. L'Eikando è un complesso buddista piuttosto grande e famoso per i colori autunnali dei suoi giardini e per la scala Garyuro, che per le sue forme ricorda la schiena di un drago.Visitarlo a Novembre se da una parte ci ha permesso di vederlo nel momento di massima bellezza, dall'altro ci ha costretto a sgomitare tra un numero incalcolabile di turisti.



Devo dire che esserci arrivate in condizioni di malessere fisico ha molto influito sulla nostra percezione del luogo, come di Kyoto in generale. Nonostante abbia davvero amato il colore rosso accesissimo delle foglie autunnali, ciò che ricordo più chiaramente è la sensazione di stanchezza estrema che ci ha bloccato per una buona mezz'ora, sedute a terra vista giardino, appena si è liberato un angolino tra la calca di persone.




Quando infine ci siamo decise a darci una mossa, il complesso è risultato molto più grande di quello che pensavamo per cui la mia percezione è stata simile a quando siamo state all'Engakuji di Kamakura (vedi qui).
 


In realtà l'Eikando vale assolutamente la visita. I padiglioni sono uno più bello dell'altro, alcuni essenziali altri riccamente decorati, si incastrano perfettamente tra loro attraverso una serie di piccoli corridoi coperti che in un percorso pieno di angoli e curve collegano una sala all'altra.






Ogni stanza regala una vista diversa sul meraviglioso giardino, al cui centro si trova un laghetto attraversato da un grazioso ponticello. Infine la pagoda, che si raggiunge solo attraverso le scale più ripide mai percorse in vita mia, regala una vista spettacolare sulla città.

 




 
 
La meta successiva è stato il Nazenji. Giunte quasi al tempio abbiamo incrociato un carrettino che vendeva patate dolci arrosto. Nonostante non avessimo per niente fame, potevamo non comprarne almeno una per assaggiarla? Avevano una forma allungata e la buccia violacea, mentre all'interno erano di un giallo intenso. Il sapore invece era di patata leggermente zuccherata. Buona ma niente di speciale. Inoltre era del tipo pastoso che si sfalda, consistenza che io non gradisco particolarmente.
  


Quando finalmente abbiamo raggiunto il Nazenji era già sera e orario di chiusura. Siamo arrivate al portale monumentale appena in tempo per scoprire che si potevano salire le scale al suo interno e godersi la vista dell'area sacra dall'alto.




Certo essendo già buio si riuscivano a vedere solo i padiglioni nelle vicinanze e la gente già in fila per l'apertura serale. Almeno sul portale non c'era quasi nessuno, per cui il giro scalze sul suo legno scuro è stato quanto di più bello e rilassante avessimo fatto durante quella giornata.
 


Vista la lunga colonna che si era formata all'ingresso, abbiamo deciso di non visitare il Nazenji, ma di proseguire oltre alla ricerca di un santuario o un tempio meno affollato. Ma che ve lo dico a fare? Ovviamente ogni singolo complesso presentava una fila sterminata all'ingresso. Ci siamo inizialmente messe in coda per il tempio Shorenin il quale si dice avesse una bella illuminazione notturna, ma all'aumentare della gente, dei tempi d'attesa, del buio e della stanchezza abbiamo infine deciso di rinunciare.


Abbiamo così raggiunto nuovamente il santuario Yasaka, passando davanti al Chionin e abbiamo infine ripeso il lentissimo autobus che da Gion ci avrebbe riportate a casa.

Chionin

Per maggiori informazioni sui luoghi visitati vi invito a leggere gli approfondimenti:
Ginkakuji
Eikando

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A presto con il prossimo post dove vi parlerò di Osaka.

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