Toshogu
Il santuario Toshogu nacque come mausoleo di Tokugawa Ieyasu
(qui venerato come la divinità Tosho Daigogen), fondatore dello shogunato che
governò il Giappone per 250 anni fino al 1868.
Inizialmente il mausoleo era molto semplice, ma il nipote di
Ieyasu, Iemitsu, durante la prima metà del ‘600, iniziò una serie di opere di
ingrandimento, che portarono il Toshogu, nell’arco di due anni, a trasformarsi
nel complesso sacro che ammiriamo oggi. Per i lavori furono impiegati 15.000
artigiani provenienti da tutto il Paese.
Il complesso è costituito da più di 12 edifici completamente
immersi nel verde della foresta. Gli edifici furono decorati con un numero
incalcolabile di intagli in legno e profusi di foglia d’oro per far si che il
complesso non fosse paragonabile a nessun altro santuario o tempio in Giappone,
solitamente improntati al minimalismo e all’austerità. Come per il Taiyuinbyo,
anche qui sono presenti sia elementi buddisti che shintoisti, in quanto essi
erano talmente mischiati all’interno della decorazione del santuario, tanto da
renderne impossibile la completa separazione.
Tra gli edifici più importanti del complesso c’è la pagoda a 5 piani, immediatamente visibile all’ingresso. Il pilastro principale che sorregge l’edificio fu sospeso di 10 cm sopra il livello del suolo, in previsione dell’allungamento e restringimento del legno con il tempo.
Entrando nel recinto sacro ci si trova nell’area dei depositi e delle stalle. Considerando l’occasione d’uso salta subito all’occhio come la decorazione sia davvero ostentata.
Tra le incisioni più famose spiccano quelle degli elefanti immaginati (Sozonozo), delle tre scimmie sagge (Mizaru, Iwazaru e Kikazaru) e del gatto dormiente (Nemurineko).
Gli elefanti Sozonozo sono stati intagliati sull’ultimo dei
Sanjinko (i tre magazzini sacri) e hanno questo nome in quanto scolpiti da un artista
che non li aveva mai visti dal vivo, per cui ne ha riprodotto le sembianze
sulla base di racconti.
La Shinkyusha (scuderia sacra) ospita la raffigurazione delle tre scimmie che si coprono rispettivamente occhi, orecchie e bocca, quali manifestazioni dei tre principi su cui si basa il buddismo Tendai (non dare ascolto al male, non vedere il male, non parlare il male).
Il Nemurineko che è famoso per la sua verosimiglianza, si trova invece sul portale Sakashitamon che conduce all’austero e dignitoso mausoleo di Tokugawa Ieyasu.
Successivamente alle stalle si arriva alla torre del tamburo e al campanile, posti rispettivamente a sinistra e a destra di chi guarda.
Subito dopo appare alla vista il portale Yomeimon, altro elemento importante del complesso, famoso per le sue intricate decorazioni in foglia d’oro e intagli colorati che ricordano lo stile ornamentale cinese, è considerato la struttura architettonica più decorata del Giappone. Si dice che temendo che il portale avrebbe potuto suscitare l’invidia degli dèi, i costruttori posizionarono appositamente a rovescio l’ultima colonna.
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Le sale sono dedicate allo spirito di Ieyasu e di altre due importanti personalità storiche Toyotomi Hideyoshi e Minamoto Yoritomo. Al loro interno si trovano i dipinti dei 36 poeti immortali di Kyoto.
Il soffitto presenta motivi decorativi del periodo Momoyama
tra cui 100 draghi tutti diversi l’uno dall’altro, mentre i fusuma (porte
scorrevoli) sono dipinte con raffigurazioni del mitologico kirin.
Tra il padiglione principale e lo Yomeimon si trova il
Jinyosha, l’edificio in cui vengono conservati i mikoshi, gli altari portatili
utilizzati durante i festival religiosi.
Tra gli altri importanti edifici del complesso spicca anche l’ Honjido, cioè la sala del drago urlante (Nakiryu), che presenta sul soffitto la raffigurazione di un drago che sembra piangere (o ruggire), grazie all’acustica della sala, allo sbattere di alcuni bastoni di legno quando questi sono posizionati al disotto della bocca del drago stesso.
© Sebastien Lebegue |
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